Il nuovo volume “Cure che costringono, costrizioni che curano. Il ruolo della coercizione nella cura per i disturbi del comportamento alimentare” edito da Cnr Edizioni e curato da Giulia Sciolli, Ricercatrice presso il Centro Interdipartimentale per l’Etica e l’Integrtà nella Ricerca (CID Ethics), interroga il rapporto tra coercizione e cura nel trattamento dei disturbi alimentari, con particolare riguardo agli aspetti pratici ed etici.
Andando oltre un’analisi della coercizione nella sua forma più estrema – il Trattamento Sanitario Obbligatorio per i casi gravissimi di anoressia nervosa – il volume considera anche le forme più routinarie che la coercizione assume nelle varie fasi della malattia e del trattamento.
Il fine ultimo è quello di offrire uno strumento per rendere la relazione tra coercizione e cura meno nebulosa e meno onerosa per tutti i soggetti coinvolti – pazienti, familiari e professionisti sanitari – che, se pur in modi diversi, si trovano ad essere vincolati nel trattamento, come sottolineato nell’introduzione di Giulia Sciolli:
“Allo stesso modo in cui, come molti autori mettono in evidenza, le pazienti con disturbo alimentare «non è che vogliono morire; è che non sanno come altro vivere», coloro che si prendono cura, sia i clinici che i familiari, non è che vogliono essere coercitivi; è che spesso non sanno come altro curare. Non sanno come altro curare un disturbo che ogni giorno che passa minaccia sempre più prepotentemente di distruggere tanto i corpi delle pazienti e le loro vite quanto le basi dello stare in relazione, e dunque anche le vite di chi a loro è legato.”
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